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PP364
Analítico de Periódico



DI STASI, Angela, e outro
La sentenza della corte di giustizia che condanna l'Italia per la gestione dei rifiuti in campania nel quadro delle fonti di diritto europeo / Angela Di Stasi, Angela Martone
Diritto Comunitario e degli Scambi Internazionali, Milano, a.55 n.2-3 (aprile-settembre 2016), p.243-270


DIREITO COMUNITÁRIO, DIREITO DO AMBIENTE, GESTÃO AMBIENTAL, RESÍDUOS / Itália

Il contributo si focalizza sulla legislazione europea in materia ambientale e sulla política italiana di gestione dei rifiutí, mettendo in luce le difficoltà nell’attuazione dei quadro giuridico europeo per il trattamento degli stessi. Particolare attenzione è rivoita agli obiettivi dell’UE e all’introduzione del concetto di “gerarchia dei rifiuti” nella proposta legislativa di modifica della direttiva n. 2008/98/Ce (che sostituisce a sua volta la direttiva n. 2006/l2/Ce sui rifiuti). In tale contesto, si inserisce la sentenza della Corte di giustizia del 16 luglio 2015 (causa n. C-653/13), che condanna l’Italia per esser venuta meno agli obblighi della direttiva n. 2006/l2/Ce non avendo adottato, per la Regione Campania, tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano riciclati e smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente. La Corte di Lussemburgo condanna, dunque, l’Italia (ex art. 260 TFUE) per non aver dato esecuzione alla pronuncia del 4 marzo 2010 (Commissione c. Italia, causa n. C-297/08). A tal riguardo, la Commissione aveva rilevato numerosi problemi nella raccolta dei rifiuti nella Regione che hanno portato ad un accumulo di tonnellate di rifiuti per le strade, oltre alla grande quantità di rifiuti storici ancora da smaltire. La Corte accoglie. quindi, gli argomenti della Commissione e sottolinea come Ia grande carenza nella capacità della Regione Campania per lo smaltimento dei propri rifiuti può incidere sulla rete nazionale di gestione degli stessi. La medesima questione sottoposta ai giudizio della Corte europea dei diritti dell’uomo attraverso il richiamo aIl’art. 8 CEDU -ha condotto peraltro, ad un’ulteriore condanna nei confronti delI’Italia nella pronuncia Di Sarno e altri del 10 gennaio 2012. In essa risulta sottolineata Ia stretta relazione fra il degrado ambientale e il rispetto alla vita privata, declinato nell’accezione di diritto a vivere in un ambiente salubre laddove il mancato adempimento da parte dello Stato italiano dei suoi obblighi “positivi diretti a prevenire situazioni di rischio per la salute umana, ha esposto l’intera area regionale a condizioni di disagio ed insicurezza.